Martedì 29 ottobre 2013, alle ore 19.30, Franco Branciaroli inaugura la stagione 2013/2014 del Teatro Carignano con IL TEATRANTE di Thomas Bernhard, traduzione Umberto Gandini. Lo spettacolo è diretto e interpretato da Franco Branciaroli, affiancato in scena da (in ordine alfabetico) Barbara Abbondanza, Tommaso Cardarelli, Melania Giglio, Daniele Griggio, Valentina Mandruzzato, Valentina Violo. Le scene e i costumi sono di Margherita Palli, luci di Gigi Saccomandi.
Il teatrante – prodotto da CTB Teatro Stabile di Brescia e Teatro de Gli Incamminati – sarà replicato per la stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino fino a domenica 10 novembre.
Il teatrante è il travolgente e impeccabile incontro tra il genio caustico e lapidario di Thomas Bernhard e Franco Branciaroli, che prosegue nella sua penetrante riflessione sul mondo del teatro.
Poco rappresentato in Italia, il testo va in scena per la prima volta nel 1985 al Salzburger Festspiel, per la regia di Claus Peymann.
Dopo Servo di scena, appassionata celebrazione del teatro e della sua gente, Branciaroli si trasforma nel logorroico, misogino ed ipocondriaco Bruscon, attore-autore di origine italiana alle prese con uno spettacolo impossibile, affiancato da una ridicola compagnia, composta dalla sua stessa famiglia. Il povero guitto piomba con i suoi compagni di vita e teatro a Utzbach, paesino tra le alpi austriache di poche anime, appestato dall’olezzo delle porcilaie. Nella locanda del paese, tra trofei di caccia e immagini di Hitler, in attesa di mettere in scena l’opera chiave che lo renderà famoso, Le ruote della storia, dove i personaggi sono niente di meno che Giulio Cesare, Napoleone, Voltaire e Metternich, Hitler e Churchill, Bruscon sproloquia, lancia invettive e sputa sentenze sulla vita e sulla morte, sulla società e sulla felicità, mentre rimbrotta moglie e figli, colpevolmente privi di attitudini artistiche.
Il teatrante non dà possibilità di riscatto né al teatro né all’uomo, non riesce più a provocare crisi di coscienza, perde del tutto la propria sacralità. Ma è proprio nella consapevolezza della continua menzogna che avvolge chi scrive, chi va in scena e lo stesso pubblico, proprio in questa menzogna, in questa irrimediabile miseria, che sta il gusto del teatro, la sua passione, la rivelazione della sua inadeguatezza, che Bernhard avvolge a sorpresa con una ruvida tenerezza che non esclude una comicità potente, arguta e grottesca.